La macchina dello Stato si sta ingigantendo sempre più e richiede sempre più risorse fiscali. Si dovrebbe introdurre il principio secondo cui i nuovi compiti possono essere assunti solo se si abbandonano quelli superati. Sul modello degli sport di squadra, si può inserire un nuovo giocatore sul campo, solo se ne esce un altro. Il Parlamento dovrebbe tenere una lista, frutto di valutazioni politiche, dei compiti da abbandonare. Un nuovo compito potrebbe essere assunto, con la maggioranza semplice, solo se contemporaneamente viene eliminato un compito equivalente dalla lista. Per introdurre invece un compito nuovo o nuove spese, senza dismissione di un altro, dovrebbe essere richiesta la maggioranza qualificata. Un approccio del genere obbligherebbe a chiedersi se il nuovo compito è tanto importante da doverne eliminare un altro.
I continui cambiamenti costringono lo Stato ad adattare la sua struttura e organizzazione. Si necessita quindi un approccio più evolutivo al processo di legiferazione. Invece di revisioni corpose, complesse e di lungo periodo, servono interventi più frequenti di adattamento e semplificazione. Si deve però evitare che le continue modifiche vadano a sovraccaricare ulteriormente il parlamento o a compromettere l’insieme di una legge. Negli ambiti dove i cambiamenti sono più frequenti, per non delegare al Governo, può diventare utile adottare delle leggi strategiche, che definiscono le linee guida. Successive modifiche legislative, conformi al contesto strategico, dovrebbero essere prese in un processo meno complicato.
Il continente europeo è in continua trasformazione e sono necessari regolari negoziati e adattamenti delle regole. Per regolare i rapporti fra l’Europa e la Svizzera servirebbe un approccio multilivello. Si dovrebbe definire un quadro strategico, una sorta di “Costituzione dei rapporti Europa e Svizzera” che definisce le fondamenta dei rapporti fra Europa e Svizzera. Nella “Costituzione” dovrebbero trovare posto questioni di fondo, come il rispetto della democrazia svizzera, della sovranità cantonale, e aspetti pratici molto sensibili politicamente come i principi dell’assoggettamento fiscale e del rispetto del segreto bancario. La “Costituzione” dovrebbe definire i criteri necessari perché gli accordi possano essere estesi a dei nuovi membri EU, come le nuove regole dell’EU possano essere riprese dalla Svizzera, e i casi in cui la Svizzera potrebbe non aderirvi (per esempio un voto contrario del popolo Svizzero). Si dovrebbe poi definire a questo livello come procedere nel caso di disaccordi, chi è competente per risolvere eventuali dispute. A un livello inferiore, ma comunque importante, ci dovrebbero essere accordi quadro settoriali. Per i diversi ambiti si dovrebbero definire le regole base da applicare ai rapporti con l’EU e con i diversi Stati membri. Un accordo quadro nell’ambito della doppia imposizione dovrebbe definire le regole principali, fra cui il principio del ristorno ai comuni esteri limitrofi delle tasse pagate dai frontalieri. A un livello inferiore sarebbero poi trattate le questioni specifiche con singoli Stati o singoli settori. Ogni livello dovrebbe avere regole di adattamento diverse. Certe questioni, come l’allargamento dell’EU a nuovi Stati, se sono rispettati certi principi, dovrebbero poter avvenire secondo automatismi già definiti, con la possibilità però di aggiustamenti, approvati dal governo o dal parlamento.