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7.14. Indirizzare i cambiamenti tecnologici

Le tecnologie cambiano. Solo con il tempo si scoprono gli effetti negativi o i rischi di certi materiali, tecnologie o prodotti. I Governi devono quindi intervenire con nuove prescrizioni. Il cambiamento di tecnologie non piace alle industrie, perché rischiano di perdere il mercato a favore di altri concorrenti. Per evitare la limitazione o messa al bando dei prodotti usano due argomenti: non pericolosità e inesistenza di alternative valide. Quando si è deciso di proibire i fosfati nei detersivi e i gas a effetto serra nei frigoriferi, sembrava che non potessero più esserci detersivi validi e frigoriferi a basso costo. Lo stesso sta succedendo con la produzione di energia elettrica dall’atomo. Il problema principale della pericolosità delle centrali nucleari è legato alla tecnologia che usa l’uranio. L’uranio genera reazioni a catena, produce più facilmente energia, ma deve essere costantemente raffreddato, con sistemi in grado di prevenire la dispersione radioattiva. Con altre tecnologie (p.es. quelle basate sul torio) le reazioni atomiche necessarie alla produzione di elettricità avvengono solo se stimolate. Senza la stimolazione il reattore si spegne. Queste tecnologie non hanno ricevuto finanziamenti necessari al loro perfezionamento e sviluppo perché gli Stati hanno messo un limite basso alla responsabilità per i gestori di centrali nucleari in caso di danni. Se non si fosse mantenuto questo vantaggio competitivo a favore della tecnologia all’uranio, si sarebbero sviluppate tecnologie di produzione elettrica (o di risparmio energetico) con minori rischi potenziali. In sostanza “Il nucleare è morto, evviva il nucleare”: vale a dire, le centrali nucleari che usano l’uranio devono essere chiuse; bisogna poi sviluppare tecnologie nucleari più sicure e che non producano scorie difficili da eliminare. Serve un nuovo quadro legislativo che permetta di sviluppare tecnologie più sicure, come quelle usate dalla medicina nucleare. Fra una cinquantina d’anni, potremmo forse avere generatori nucleari, che, come si vede nei film di fantascienza, alimentano oggetti d’uso quotidiano.
Le difficoltà (lontananza) della politica di indirizzare i cambiamenti tecnologici sono particolarmente evidenti nell’ambito dei trasformatori (caricatori) di corrente per apparecchi elettrici di consumo (lampade, rasoio, macchina fotografica, telecamera, stampante, computer portatile). La tecnologia permette di eliminare nella gran parte dei casi lo standby e di avere trasformatori (AC/DC) ad alta efficienza, utilizzabili per diversi apparecchi. Invece quasi ogni apparecchio elettrico, anche della medesima marca, viene venduto con un proprio trasformatore, normalmente di scarsa qualità. Una famiglia moderna, quando parte in vacanza, deve prendersi una borsa di trasformatori. I costi per la produzione e la distruzione di miliardi di inutili trasformatori, e per l’energia sprecata (equivalente alla produzione di diverse centrali atomiche) vanno a carico dei consumatori.  La mancanza di una soluzione a questo semplicissimo problema, è dovuta all’approccio sbagliato dei governi. Lo Stato non deve cercare d’imporre una soluzione per tutti (sostituirsi ai tecnici), ma evitare il proliferare di trasformatori diversi e apparecchi con standby; deve indirizzare l’uso della tecnologia, per esempio, applicando una tassa dissuasiva. Apparecchi di sicurezza o i medici, che necessitano lo standby, non avranno problemi a pagare la tassa. Altri apparecchi, che non ne hanno bisogno, per evitare di pagare la tassa, elimineranno questa funzione o faranno capo a tecnologie alternative. Lo Stato potrebbe indire un concorso per scegliere un tipo di trasformatore  “standard”, che sarà poi esentato da tasse. Tutti gli altri trasformatori pagherebbero una tassa dissuasiva, che potrebbe essere raccolta assieme a quella per il riciclaggio. I governi dovrebbero concentrarsi sul cercare di indirizzare la tecnica, invece di imporre specifiche. Si eviterebbe così tutta una serie di direttive tecniche (vedi Europa) che complicano la vita ai produttori, impediscono il progresso tecnologico, creano burocrazia e necessitano una continua rivisitazione.