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8.3. Tetto contributivo con ristorno ai contribuenti

In quasi tutte le nazioni si è creata una spirale per cui, più lo Stato incassa e più spende.
Per frenare il debito sono stati messi dei limiti alla spesa e all’indebitamento. Poi i limiti si raggiungono e nasce regolarmente un acceso dibattito se aumentarli, diminuire la spesa o alzare le tasse. In realtà, lo strumento dei limiti (articolati in diversi modi) è utile, ma non sempre efficace perché permette comunque allo Stato di arrivare ai limiti fissati e anche di aggirarli spostando spese e debiti in diversi modi.
È lecito chiedersi se non ci siano sistemi migliori rispetto a quello del limite?
In un condominio, i condomini pagano le loro quote annuali in base al budget. Se vi è un’eccedenza, i fondi ritornano ai condomini, come acconti per l’anno successivo. I condomini controllano perciò con molta attenzione i consuntivi, perché sono interessati che i loro soldi siano spesi bene ed eventualmente ritornino a loro. Immaginatevi cosa succederebbe se tutti i soldi dei condomini versati in base al preventivo andassero persi. L’amministrazione non avrebbe stimoli per ridurre le spese e, gli anni successivi, cercherebbe di aumentare i preventivi. I condomini potrebbero solo lamentarsi, ma non riavere i soldi. Lo Stato funziona purtroppo secondo questo principio, ereditato dai tempi antichi, quando a raccogliere le tasse erano re e principi e non vi erano le democrazie.
Grazie alle nuove tecnologie informatiche non è un problema gestire i ristorni ai contribuenti. È arrivato il momento per un rapporto diverso con i cittadini, anche in ambito delle tasse. Si deve riequilibrare il rapporto Stato e contribuente, adottando una logica simile a quella di un condominio. Senza un cambiamento in questo senso è poco probabile che si possa portare avanti un risanamento dei conti pubblici.

La macchina dello Stato e delle tasse è complessa, cambiare approccio non sarà facile.
Una possibilità sarebbe:

  • Introdurre l’obbligo per i governanti di fissare in anticipo l’importo che deve essere raccolto tramite tasse per fare fronte alle spese dello Stato.
  • Stabilire che, eventuali tasse versate in più, saranno restituite automaticamente ai contribuenti, come anticipi d’imposta per gli anni successivi.
  • Stabilire che eventuali risparmi di spesa, saranno nella misura del 50% ritornati ai contribuenti e che l’altro 50% sarà destinato al rimborso del debito pubblico.

Attualmente, le tasse sembrano destinate a un pozzo senza fondo. Il nuovo sistema sarebbe invece più simile al pagamento delle spese condominiali. Versamenti in eccesso non sono persi, ma sono riportati all’anno successivo.
Un approccio del genere avrebbe diversi vantaggi:

  • Le cifre dei budget e dei deficit statali sono talmente grandi che sono incomprensibili. Definendo la spesa in anticipo, si crea un parametro chiaro per la valutazione dell’efficacia del governo. Se lo Stato restituirà imposte ai cittadini, sarà considerato positivamente. I cittadini potranno anche facilmente capire che crescita del budget si prevede per gli anni successivi.
  • La possibilità di vedersi ritornare dei soldi è un incentivo, perché i cittadini siano più vigilanti e attivi verso possibili sprechi. Anche i funzionari dello Stato, che sono tassati fino all’ultimo centesimo, avranno un incentivo a ridurre le spese dell’amministrazione pubblica.
  • Sarà più facile convincere i cittadini a pagare le tasse per risanare i conti dello Stato. I soldi versati in più non finiranno in un pozzo senza fondo, ma ritorneranno a loro.
  • L’obiettivo dello Stato diventa raccogliere il fabbisogno d’imposta, non più spremere i cittadini. Si potrà ripensare la costosa e poco efficace battaglia all’evasione fiscale, che ha creato, per talune categorie, degli inferni fiscali, con la sistematica criminalizzazione dei contribuenti. I sistemi fiscali sono diventati ingiusti, basta guardare quello che pagano i grandi gruppi o le diversità impositive fra diversi tipi di reddito. La caccia agli evasori si traduce regolarmente in un aumento delle formalità. Una crescente burocrazia che, oltre a essere onerosa per lo Stato, incide in modo rilevante sui costi e i processi aziendali, specialmente quelli delle micro e piccole imprese. Tecnologie informatiche non impiegate per semplificare, ma per chiedere più dati alle imprese e invadere la privacy dei cittadini.