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Piano aggregazioni

Il Consiglio di Stato ha presentato il 2 dicembre a Lugano il piano cantonale delle aggregazioni. Penso che abbia convinto l’approccio strategico, cioè quello di pensare alla creazione di nuovi comuni con una visione unitaria.

I successivi interventi del pubblico hanno invece fatto emergere le tre principali problematiche:

  • primo lo scenario presentato sembra essere calato dall'alto;
  • secondo il pericolo con comuni più grandi di perdere la prossimità e
  • terzo la tematica finanziaria.

La prima questione è legata all'autodeterminazione e potrebbe essere affrontata con una votazione consultiva. Invece di arrivare a un progetto a cui si può dire solo sì o no, il Consiglio di Stato potrebbe indire una votazione consultiva per chiedere ai cittadini di esprimersi sulle diverse opzioni. Una specie di voto-sondaggio con scenari aggregativi multipli. Per esempio per la valle di Blenio si dovrebbe potere scegliere se si desidera un comune unico, tre comuni oppure altre opzioni; così anche per la Leventina e altre regioni dove si ipotizzano più soluzioni. I risultati sarebbero valutati considerando le scelte espresse a livello cantonale e quelle delle persone direttamente interessate.

Sulla questione della perdita di prossimità, il piano dimentica che in Ticino il "proprio campanile" è comunque ancora un punto di riferimento importante per le persone. Molti ticinesi hanno ancora la fortuna di vivere in paesi con identità ben radicate e attorno ai quali si sviluppano e si creano forti legami personali e sociali. La sfida è di valorizzare queste entità di prossimità ed evitare che si passi a una città Ticino uniforme, fatta di quartieri anonimi e di logiche che poco hanno a che fare con le nostre abitudini e tradizioni.

Per la questione finanziaria non si sta considerando un importante problema. Diversi comuni, basta guardare i preventivi 2014, stanno erodendo il capitale proprio e anche vendendo sostanze per tenere basso il moltiplicatore. Con le aggregazione alle porte e complici i tassi di interessi bassi vengono meno quegli stimoli che obbligano gli amministratori locali a tenere sotto controllo la spesa e l'indebitamento. Molti comuni fra un po' di anni, rischiano di trovarsi con le casse vuote, debiti alle stelle e pesanti oneri finanziari.

 

Vedi anche: Verso un Ticino di 12 comuni