Nel documento programmatico sul tema dei bilaterali, approvato dal comitato dei Verdi del Ticino il 19 novembre del 2009, si ipotizzava che la Confederazione non sarebbe stata in grado di trovare soluzioni alle questioni aperte con l’Italia, specialmente quelle specifiche alla realtà ticinese. La Svizzera, con la globalizzazione e l’integrazione europea, aveva altre priorità e stava cercando soluzioni in un contesto sempre più multilaterale.
Il disimpegno di Berna sul fronte italiano poteva però essere l'occasione per il Ticino di valorizzare il ruolo di cantone perno fra due nazioni e due culture. Il documento proponeva una serie di misure per fare nascere in Ticino, in collaborazione con la Confederazione, un centro di competenza per i rapporti con l’Italia.
La Svizzera, grazie a una maggiore vicinanza culturale e geografica, avrebbe potuto rapportarsi meglio con le dinamiche italiane. Il Ticino, trovandosi a dovere agire con una visione più ampia e di lungo termine, avrebbe potuto più facilmente articolare soluzioni favorevoli. Si invitava inoltre a riscoprire il ruolo sistemico del Ticino, unico cantone al sud delle Alpi e di cultura italiana. In questa logica di assunzione di responsabilità rientrava anche la proposta di uno statuto speciale.