Povero Ticino
L’editoriale di Gianni Righinetti sul Corriere del Ticino del 23 ottobre 2025 mi ha portato a riflettere sull’immagine di noi imprenditori e sull’abitudine di lamentarsi.
Da dei capi azienda, soprattutto nelle situazioni difficili, ci si aspetta che sappiano stringere i denti, mantenere il sorriso e moltiplicare gli sforzi per dimostrare di essere sempre in grado di offrire prodotti e servizi di alta qualità. Invece, molti usano i media come palcoscenici per piangersi addosso e chiedere continuamente aiuto allo Stato, alimentando il sospetto di incompetenza e allontanando i clienti. Le lamentele si mescolano poi facilmente al risentimento.
Vediamo così anche imprenditori e associazioni padronali perseguire lo smantellamento della RSI, spinti dal desiderio di punire i suoi dipendenti, ritenuti colpevoli, fra l’altro, di percepire stipendi allineati al resto della Svizzera, che da noi sembrano d’oro. La RSI ha i suoi difetti, ma certi atteggiamenti rendono lecito domandarsi se noi imprenditori abbiamo la statura per assicurare un futuro prospero alle famiglie di questo cantone, tanto più se non sappiamo riconoscere che la RSI è un’azienda importante e storica, la più rilevante e all’avanguardia nel settore strategico dell’audiovisivo e del digitale, una delle eccellenze del nostro cantone, forse il principale veicolo di promozione della cultura, del turismo e del made in Ticino, e nell’era digitale ancora più essenziale per tutta la Svizzera.
Ma, come si sa, nel nostro bel Ticino si sta bene soprattutto quando gli altri stanno peggio. Povero Ticino.